Pagine semplici
“Dodici volte Dodici. Insieme per la musica” ideato e realizzato in partnership da Teatro Marrucino, Istituzione Sinfonica Abruzzese e i tre Conservatori Statali di Musica della regione: il “Casella” dell’Aquila, il “Braga” di Teramo e il “D’Annunzio” di Pescara è il progetto che ha segnato il ritorno alla musica dopo i mesi di silenzio imposto dal lockdown e rappresenta un momento di “rinascita” al quale si ispira anche la scelta del numero 12 da sempre simbolo degli ostacoli e dei passaggi difficili.
Dal 15 Giugno 2020, il palco del Teatro Marrucino, il più antico della regione, ha ospitato a turni, nel rispetto di tutte le misure previste dalle normative e senza pubblico, oltre 20 musicisti rappresentativi delle 5 Istituzioni che, a titolo gratuito e volontario, hanno offerto la propria opera. Organizzati in diverse formazioni, gli artisti si alterneranno per tutta la settimana in sessioni di prova e registrazione per la realizzazione di 12 interventi musicali della durata ciascuno di 12 minuti circa.
Il repertorio spazia dal Barocco al Novecento in un ideale percorso musicale dal passato alla modernità capace di intercettare l’interesse e l’attenzione del vasto pubblico che avrà l’opportunità, grazie alla Rete, di seguire l’iniziativa.
Ad alternarsi sul palco sono stati musicisti di primo piano del panorama musicale abruzzese come Ettore Pellegrino, violinista dalla carriera internazionale e Direttore Artistico dell’Orchestra dell'IStituzione Sinfonica Abruzzese e del Teatro Marrucino; con lui si si sono esibiti i pianisti Marco Moresco e Giuliano Mazzoccante, e ancora il mezzosoprano ortonese Annunziata Vestri e il trombettista Giuseppe Orsini. Sono coinvolte poi le prime parti ISA (Lucio Santarelli; Maddalena Pippa, Luigi Gagliano, Maria Miele, Renzo Schina, Gianluca Sulli, Alessandro Monticelli, Silvia Colageo, Massimo Martusciello, Michele Pancotto) e allievi e docenti dei tre Conservatori abruzzesi: Aloisia de Nardis, Giulia Pierucci, Lorenzo Martelli, Tonino Crisciotti e Laura Sebastiani per il Conservatorio “A. Casella” dell’Aquila; Alba Riccioni e Tatjana Vratonjic per il “G. Braga” di Teramo e Nick Di Giovanni, Andrea Gialluca e Davide Aquini del “L. D’Annunzio” di Pescara.
Così Ettore Pellegrino: “Il nostro territorio regionale e le sue attività sono state negli ultimi anni perseguitate da tragedie e difficoltà che hanno fortemente minato la tenuta economica e sociale. Nonostante tutto l’Abruzzo ha retto anche grazie alla bellezza del suo territorio e alle sue eccellenze artistico-culturali. Ripartiamo ancora oggi, dopo oltre tre mesi di chiusura, con la musica. Abbiamo deciso di farlo insieme: Il teatro più antico d’Abruzzo, la compagine orchestrale della regione e i tre Conservatori del territorio in un abbraccio che unisce tutte le province abruzzesi e che ci vede determinati a uscire da questa ennesima emergenza insieme, affrontando le difficoltà e condividendo visioni e strategie per garantire alla nostra regione la vitalità artistica che merita e ai suoi abitanti la possibilità di goderne in tutta sicurezza”.
Avviso pubblico per la costituzione di una Long List per il ruolo di Maschera teatrale 2020 2021 - ALLEGATO A Schema di domanda Long List Maschere 2020 2021
AVVISO IMPORTANTE: Prorogato a venerdì 13 marzo 2020 alle ore 12.00 il termine per la consegna delle domande per la costituzione di una long list per il ruolo di Maschera teatrale 2020-2021.
Gianluca Sulli
La musica che accompagna la festività per celebrare il nuovo anno si lega al repertorio di valzer e polke della famiglia Strauss, la musica che a fine ‘800 ebbe una popolarità che varcò i confini europei e si impose come genere “leggero”, legato alla danza, antagonista della musica colta “ufficiale”. In effetti, questo repertorio seppe incarnare la crisi di un popolo e di un’epoca: il celeberrimo Sul bel Danubio blu fu scritto poco dopo la sconfitta degli Asburgo da parte della Germania di Bismarck, evento che anche simbolicamente rappresentò un momento decisivo verso la disgregazione dell’impero austriaco.
Di quella dinastia di musicisti capaci di creare un’imponente azienda musicale, Johann Strauss figlio (Vienna, 1825-1899) fu l’esponente più importante, arrivando all’epoca a toccare punte di popolarità planetaria paragonabile a quella delle popstar del giorno d’oggi.
Dotato di felicissima vena melodica, facilità di ispirazione (compose circa 500 titoli comprendenti 200 valzer, 140 polke, 50 marce e 18 operette, tra le quali la più famosa è Die Fledermaus), di un talento innato per la gestione manageriale dello spettacolo musicale, Johann junior cominciò a comporre valzer quando questo era un genere già consolidato, portandolo al più alto vertice artistico.
Le ambiziose introduzioni dei suoi valzer sono testimoni di una solida preparazione musicale, cui si unisce un uso personalissimo e originale della ricca tavolozza timbrica della strumentazione.
La capacità di sfruttare al massimo le potenzialità sonore ed espressive dell’orchestra è evidente in Trisch-Trasch Polka (che può tradursi grossomodo in “Polka del chiacchiericcio”) del 1858 e in Unter Donner und Blitz (“Tra tuoni e fulmini”) del 1868, vivacissima polka in cui viene descritta con grande efficacia una tempesta estiva. Del 1883 è invece il celebre valzer Frühlingstimmen (“Voci di primavera”), qui proposto nella versione originale per soprano e orchestra che Strauss scrisse sui versi del librettista Richard Genée.
Il valore della musica di Johann Strauss jr. fu riconosciuto dai più grandi musicisti dell’epoca, da Wagner a Berlioz, Liszt, Richard Strauss (che lo definì “il più amabile dispensatore di gioia”) e Johannes Brahms, il quale dichiarò che avrebbe voluto essere stato lui a scrivere la musica di Sul bel Danubio blu. L’immensa popolarità raggiunta in vita da Johann Strauss si misura con i numeri di alcuni mega concerti organizzati per l’esecuzione delle sue musiche, come quello del 1872 a Boston che contò un pubblico di oltre 100.000 persone. Alla sua morte, furono imponenti le esequie che gli riservò la città di Vienna, cui parteciparono migliaia di persone, ed è stato affermato che la sua scomparsa, più di quella dell’imperatore Francesco Giuseppe, abbia segnato la fine di un’epoca.
Alle musiche della famiglia Strauss si lega il concerto della Filarmonica di Vienna che il 1° gennaio di ogni anno si svolge nella Goldener Saal del Musikverein della capitale austriaca, divenuto uno degli appuntamenti musicali più seguiti al mondo. La prima edizione del Concerto di Capodanno si svolse il 31 dicembre del 1939 su iniziativa del direttore d’orchestra Clemens Krauss, che volle dedicare il concerto interamente alla figura di Johann Strauss figlio, con un programma in cui figurava, come nel concerto di stasera, anche l’ouverture di Die Fledermaus (Il Pipistrello), l’operetta del 1874 ritenuta il capolavoro del compositore austriaco. Al fortunato genere dell’operetta appartiene anche La vedova allegra (Die lustige Witwe), con la quale il compositore ungherese Franz Lehár (Komáron, 1870 – Bad Ischl, Linz, 1948) colse il suo primo successo internazionale nel 1905. Le melodie di Vo’ da Maxim allor e del duetto Tace il labbro sono due tra le pagine più celebri di questo lavoro scritto, come le altre operette di Lehár, nelle forme scintillanti e vivaci del repertorio leggero viennese legato alla famiglia Strauss.
Alla consolidata tradizione musicale del capodanno viennese, dal 2004 si è aggiunta la proposta italiana del Teatro La Fenice di Venezia, che il primo gennaio di ogni anno offre un programma che nella sua seconda parte (quella trasmessa televisivamente) è basata sul repertorio operistico italiano.
Il Concerto di fine anno proposto dall’ISA per la stagione 2019-2020 unisce queste due tradizioni, divenute ormai irrinunciabili per la celebrazione della festività, con un programma musicale che, se nella seconda parte comprende alcuni tra i maggiori successi del repertorio danzante viennese, nella prima contiene alcune delle pagine più celebri del Barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini (Pesaro, 1792 - Passy, Parigi, 1868) e dell’Elisir d’amore di Gaetano Donizetti (Bergamo 1797 - 1848). Sebbene i due compositori italiani non abbiano conosciuto in vita le folle oceaniche per un singolo concerto, come accadde a Johann Strauss, la loro musica ha contribuito a fare grande il melodramma italiano nel mondo e le note della Sinfonia del Barbiere e della romanza di Nemorino Una furtiva lagrima oggi continuano a risuonare nei teatri di ogni angolo del pianeta, costituendo un patrimonio fondamentale per il teatro musicale di tutti i tempi.
Gianluca Sulli
Adagio
Allegro giocoso, ma non troppo vivace
Nell’affrontare il genere, Brahms doveva inevitabilmente confrontarsi con il monumento rappresentato dal Concerto per violino di Beethoven, che all’epoca costituiva il culmine di una lunga tradizione, con il quale il Concerto op.77 condivide la tonalità di re maggiore e il consueto schema classico in tre movimenti. La breve introduzione orchestrale dell’Allegro ma non troppo iniziale annuncia il respiro sinfonico della composizione, di grande imponenza sia dal punto di vista costruttivo che per le dimensioni. Tutto il movimento si distingue per una grande ricchezza di temi in cui si alternano momenti intimistici ad altri lirici e di grande espressività, che conoscono una maestosa elaborazione e un’espansione culminanti nella cadenza del solista (è di Joachim quella più comunemente eseguita). L’Adagio si apre con un tema cantabile esposto dall’oboe, cui si uniscono gli altri fiati in un’introduzione che ricorda le serenate mozartiane. La parte solistica si sovrappone a questa proposta melodica espandendola, frammentandola, in un andamento che sembra quasi libero e improvvisatorio e che evidenzia la capacità del compositore di sfruttare a pieno le possibilità espressive del violino.
All’ultimo movimento, ricalcando uno schema collaudato, Brahms riserva una pagina di grande virtuosismo per il solista, con passaggi sulla cui eseguibilità espresse inizialmente dubbi lo stesso Joachim. Il carattere tzigano del brano è reso ancor più evidente dal repentino mutamento di carattere dei vari momenti che si susseguono, in una scrittura coinvolgente, esaltata dalla forma ripetitiva del rondò, che fa dell’ op.77 uno dei concerti più amati e frequentati del repertorio sinfonico.
FELIX MENDELSSOHN-BARTHOLDY (Amburgo, 1809 – Lipsia, 1847)
SINFONIA N.5 OP. 107 "RIFORMA"
Allegro vivace
Andante
Corale: “Ein feste Burg” (Andante con moto), Allegro vivace, Allegro maestoso
L'AQUILA
ABBONAMENTI in vendita dal 1° ottobre al 2 novembre presso il Botteghino del Ridotto del Teatro Comunale "V. Antonellini"
ORARI dal lunedì al venerdi ore 10.00 - 13.00 I 15.30 - 17.30 sabato ore 10.00 - 12.00
PREZZI (Compreso il concerto di Musanima 2020 - L'Aquila) Intero € 120,00 I Ridotto € 100,00 I Giovani € 50,00
ABBONAMENTI ONLINE disponibili su
INGRESSI SINGOLO CONCERTO Intero € 10,00 - Ridotto € 8,00 - Giovani € 5,00
ATRI
ABBONAMENTI in vendita presso il Botteghino del Teatro Comunale di Atri da lunedì 7 ottobre 2019 a venerdì 8 novembre 2019
ORARI dal lunedì alla domenica ore 10.00 - 12.00 I chiuso il giovedì Il giorno dello spettacolo il botteghino apre un'ora e mezza prima dell'inizio della rappresentazione
PREZZI (Compreso il concerto di Musanima 2020 - Pescara) I settore € 40,00 - Il settore € 25,00
ABBONAMENTI ONLINE disponibili su
INGRESSI SINGOLO CONCERTO I settore (platea, I ordine di palchi) € 15,00 - Il settore (Il e III ordine di pachi) € 10,00
INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI Tel. 085 8797120 | 0862 411102/03
TORTORETO
ABBONAMENTI in vendita dal 7 ottobre al 10 novembre 2019
INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI Tortoreto 340 2408000 - L'Aquila 0862 411102
PREZZI (Compreso il concerto di Musanima 2020 - Teramo) Intero € 50,00 I Ridotto Giovani (fino ai 14 anni) € 25,00
ABBONAMENTI ONLINE disponibili su
INGRESSI SINGOLO CONCERTO: Intero € 10,00 - Ridotto Giovani € 5,00 (fino ai 14 anni)
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Associazioni e gruppi che desiderassero offrire ai propri membri convenzioni sugli abbonamenti ISA possono accreditarsi e fare richiesta all'indirizzo email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
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Abbonati Stagione di prosa 2019-20
Cultura'
Il rapporto tra jazz e musica classica europea è uno dei temi più dibattuti tra storici, critici e appassionati, ed è ancora oggi oggetto di incomprensioni, visioni storiche distorte e terreno di scontro ideologico. In verità di tratta di una relazione complessa, a tratti contraddittoria, una sorta di incontro-scontro tra culture che si nutre tanto di diffidenze quanto di scambi autentici e fecondi. Di certo esistono delle difficoltà a conciliare linguaggi di provenienza storia così diversa, ma esistono anche molti elementi compatibili che consentono una feconda mescolanza di idee.
Nel mondo del jazz è stato il compositore e pianista afroamericano John Lewis a produrre le opere più belle e importanti. In particolare con il suo Modern Jazz Quartet, tra la metà degli anni Cinquanta e gli anni Settanta, Lewis ha risolto problemi musicali impervi, come la creazione di fughe jazz (anche triple, come Three Windows), strutture a sviluppo con improvvisazione, apertura della forma, strutture tonali ispirate al nome “Bach” e così via, salvaguardando lo swing e un intenso blues feeling, con risultati di eccezionale valore musicale.
La nuova produzione di MetJazz e della Camerata Strumentale Città di Prato parte da un progetto del compositore e arrangiatore Michele Corcella proprio con lo scopo di esaltare la ricchezza di quella musica. Corcella ha anzitutto aggirato ogni riferimento al Modern Jazz Quartet, ad esempio evitando l’uso del vibrafono, per proiettare la musica su un piano più universale, meno legato all’esperienza da cui è nata. Inoltre ha limitato il ricorso dell’improvvisazione jazz al trio pianoforte, contrabbasso e batteria; e ha disegnato gli arrangiamenti in funzione dello stile pianistico di Enrico Pieranunzi, uno dei maggiori pianisti europei di jazz, e uno dei pochi al mondo che per storia e vocazione oggi è in grado di rileggere in modo personale l’eredità di John Lewis, che richiede competenze in diversi linguaggi, una peculiare sensibilità stilistica e una notevole apertura culturale.
Il repertorio abbraccia l’ampio spettro espressivo delle composizioni di John Lewis, in particolare le pagine ispirate ala cultura rinascimentale e barocca tra Francia e Italia, composte tra gli anni Cinquanta e Settanta. Ci sono la celebre Django, un tombeau in omaggio a Django Reinhardt, in cui il grande chitarrista gitano viene celebrato come un aristocratico della cultura francese; il dolente e dinamico Blues in A Minor, parte di una serie di blues nelle tonalità del nome BACH (Sib, La, Do, Si), estratti di colonne sonore per il cinema (l’incantevole valzer Skating in Central Park), l’omaggio alle città italiane (la ballad Milano, ma Lewis scrisse anche un brano intitolato Trieste); estratti dalla suite “The Comedy”, dedicata alla commedia dell’arte, di cui qui si ascoltano Spanish Steps (dedicato a Piazza di Spagna) e Piazza Navona; e naturalmente le fughe, tra cui Concorde e Vendôme (ispirate a due celebri piazze parigine) e Three Windows, una fuga tripla ispirata ispirata alle luci e ai colori di Venezia, capolavoro che era parte della colonna sonora di un film dimenticato. Ognuna di queste fughe è preceduta da un preludio scritto appositamente da Corcella.
Tutti questi riferimenti ambientali e culturali non sono semplici descrizioni esterne alla musica, ma si sostanziano nella scrittura di Lewis in precise forme e gesti musicali, spesso di carattere descrittivo o sottilmente allusivo. Ad esempio: Django si svolge su una forma tripartita, di chiara derivazione europea, che si apre e chiude con un ritmo tipico del genere funebre francese; il valzer di Skating in Central Park galleggia su un piccolo gesto sfuggente, sincopato, che simula un dolce pattinare, spensierato e malinconico; le piccole “scale” musicali di Piazza di Spagna, che salgono e scendono mescolando blues e valzer, alludono a quelle reali che sovrastano la piazza; le “tre finestre” di Three Windows sono altrettanti temi legati a luoghi e personaggi veneziani che si intrecciano in una scrittura di rara complessità e trasparenza. Nell’originale Blues in A Minor il basso continuo barocco diventa la traccia su cui si svolge un complesso blues con cambi di tonalità, metro, ritmo.
E poi ci sono le pagine che esulano da questi ambiti, come la danza modale, e trascinante del vicino oriente di The Jasmin Tree o That Slavic Smile, pensato da Lewis per la sua consorte slovena.
Dunque la musica di Lewis si tiene in equilibrio tra due mondi simbolici, quello jazz e quello classico, intrecciati da una fitta rete di gesti, forme, sviluppi che le due tradizioni musicali hanno in comune.
Questa inedita fusione tra jazz, musica classica europea, con tocchi di world music, nei primi anni Sessanta fu ribattezzata da Gunther Schuller “third stream”, ovvero musica che fondeva la prima corrente (quella classica), con la seconda (il jazz) per ottenerne una terza, la “third stream”, appunto. Quell’etichetta fu molto discussa ed ebbe in definitiva una fortuna limitata. Ma Michele Corcella è ben consapevole dei limiti e delle potenzialità di queste ibridazioni e nell’affrontare i capolavori di John Lewis ha sempre tenuto presente quanto scriveva Schuller a proposito della “third stream”:
Non è jazz con il contributo di archi
Non è jazz suonato con strumenti "classici"
Non è musica classica suonata da jazzisti
Non è un innestare Ravel in mezzo a gli accordi del be-bop e nemmeno il contrario
Non è jazz in forma di fuga.
Non è una fuga suonata da jazzisti
Non è un modo per distruggere il jazz o la musica classica; è semplicemente un'altra opzione tra le tante per i musicisti creativi di oggi.
E, aggiungiamo noi, un altro modo per ricordarci che nella grande musica, di qualsiasi provenienza sia, i confini non esistono.
Pianista, compositore, arrangiatore Pieranunzi è tra i più noti ed apprezzati protagonisti della scena jazzistica internazionale. Ha registrato più di 80 CD a suo nome spaziando dal piano solo al quintetto e collaborando, in concerto o in studio d’incisione, con Chet Baker, Lee Konitz, Paul Motian, Charlie Haden, Chris Potter, Marc Johnson, Joey Baron.
Si è esibito, oltre che sui palcoscenici dei principali paesi europei, in Sud America Giappone, e, numerose volte, negli Stati Uniti. È l’unico musicista italiano ad aver suonato e registrato più volte a suo nome nello storico “Village Vanguard” di New York.
Tra i numerosi riconoscimenti per la sua attività musicale le tre affermazioni (1989, 2003, 2008) come miglior musicista italiano nell’annuale referendum “Top Jazz” della rivista Musica Jazz, il “Django d’Or” francese (1997) come miglior musicista europeo, l’Echo Award 2014 in Germania come “Best International Piano Player” e il premio “Una vita per il jazz” assegnatogli ancora nel 2014 dalla rivista Musica Jazz.
Allo studio ed analisi del suo originale linguaggio musicale sono state dedicate, in Italia e all’estero, numerose tesi di laurea o di dottorato.
Parecchie sue composizioni sono diventate veri e propri standard suonati e registrati da musicisti di tutto il mondo e sono state pubblicate nei prestigiosi New Real Book statunitensi. Tra queste Night Bird, Don’t forget the poet, Les Amants, Fellini’s Waltz, Je ne sais quoi, Trasnoche, Coralie.